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BUSINESS INTERRUPTION:
UNA PROTEZIONE SCONOSCIUTA

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I recenti eventi catastrofali che hanno colpito diversi territori del nostro paese, e che ancora non accennano ad esaurirsi, hanno evidenziato le lacune di molte realtà produttive nella valutazione dei propri rischi.

In Italia non è ancora obbligatoria un’assicurazione che tuteli dagli eventi climatici estremi, nonostante regioni come il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna risultino tra i 10 territori europei con la maggior esposizione al cambiamento climatico e agli eventi meteorologici estremi, come riportato dalla classifica del Global Domestic Climate Risk.

Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, da gennaio a maggio di quest’anno si sono registrati 122 eventi estremi, contro i 52 degli stessi mesi del 2022.

Per troppo tempo le istituzioni si sono attivate esclusivamente sull’onda dell’emergenza, ora il Governo sta cominciando a pensare a soluzioni “di sistema”, valutando l’obbligatorietà per tutte le imprese di assicurare terreni, fabbricati, attrezzature, impianti e macchinari contro i danni dovuti a calamità naturali come terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche o frane.

Negli ultimi 10 anni molte Aziende si sono dotate di coperture assicurative a tutela dei propri beni

Sono aumentate le assicurazioni sui beni indispensabili per l’esercizio dell’attività aziendale, come fabbricati, macchinari e merci.

Ne è riprova il fatto che, solo in Emilia-Romagna, il mercato assicurativo ha posto “a riserva” indennizzi per quasi 500 milioni di euro a favore dei propri assicurati, entità questa minoritaria rispetto alla stima di 8/10 miliardi di danni complessivi - dati di fine maggio 2023 - a carico delle 800 imprese colpite, su 2.000 situate nei territori alluvionati di 100 differenti Comuni.

Fermo attività:
Danno indiretto da sempre sottovalutato, ma dall’impatto più devastante

Senza affrontare il vasto tema delle cause oggettive (impermeabilità del terreno, intensità delle piogge, la siccità del 2022 oltre a sottovalutazioni o mancati interventi manutentivi, cambiamenti climatici etc.) e delle conseguenze in termini di tipologia di danni, vogliamo invece soffermarci su un aspetto spesso sottovalutato.
Possiamo definirlo come danno “conseguente” al primario danno ai beni materiali, ma di pari o superiore impatto in termini economici complessivi:

IL FERMO DELLE ATTIVITÀ
IMPRENDITORIALI


Possibile effetto di ogni evento catastrofico e strettamente collegato al fattore tempo per la ripartenza produttiva.

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Tradizionalmente, si è tutti propensi ad attenzionare in primis la salvaguardia dei beni e delle persone, perché consideriamo la loro tutela più importante e urgente: molti imprenditori e i loro consulenti hanno destinato tempo e risorse maggiormente in questo ambito, ricorrendo sia ad investimenti in termini di prevenzione che alla predisposizione di adeguate coperture assicurative, per il ripristino o la sostituzione dei beni persi a seguito di eventi calamitosi.

Business interruption:
la copertura assicurativa per i Danni indiretti che solo il 15% delle imprese italiane ha attivato

Per quanto riguarda, invece, le conseguenze economiche relative al fermo di attività, i dati rilevabili su base nazionale confermano la scarsa presenza di un’adeguata soluzione assicurativa: l’assicurazione per i Danni indiretti o Business interruption.

In Italia solo il 15% delle aziende risulta assicurato per le perdite effettive, in termini di fatturato e/o margine di contribuzione, conseguenti a danni materiali subiti dai propri beni, contro un 90% delle aziende in Germania.

Nel ristretto gruppo di aziende italiane che hanno fatto questa scelta, circa l’85% sono grandi aziende, con oltre 500 mil di fatturato, ma solo il 20% sono medie aziende (da 50 a 500 mil) e questa percentuale scende al di sotto del 5% per le piccole aziende.

In generale, bisogna considerare che la grande azienda, spesso, dispone di vari siti produttivi che le permettono di assorbire più agevolmente le perdite e, quelle più culturalmente evolute sulla gestione del rischio, una capacità organizzativa e un piano di Business Continuity per ridurre l’impatto delle perdite (più fornitori, subappalto e terzializzazione, piano o patto di emergenza, etc.).

Di contro, la medio-piccola azienda si trova bloccata da fattori esterni - fuori dal proprio controllo o non calcolati preventivamente - che le impediscono una ripartenza in tempi rapidi... a meno che non riesca ad aggrapparsi all’assicurazione, quando c’è.

Il prolungarsi del tempo di ripartenza aggrava inevitabilmente l’entità delle perdite di fatturato

Le cause del fermo, come abbiamo visto, possono essere molteplici: la scarsità di materia prima o l’impossibilità di riacquisto di beni, causate da tensioni socio-politiche internazionali, a cui si aggiungono spesso l’incremento dei prezzi e la concentrazione dei fornitori, problematiche di cui molte aziende soffrono per l’assenza di una strategia preventiva.

In estrema sintesi, anche chi ha efficacemente assicurato e protetto preventivamente le persone e i propri beni con le tradizionali coperture assicurative, si trova oggi seriamente esposto a causa delle perdite economiche per il fermo di attività, che in alcuni casi possono raggiungere un’entità tale da minare la sopravvivenza stessa dell’azienda: l’assicurazione per Danni indiretti può essere definita oggi, a ragion veduta, come la “Polizza vita” dell’impresa.

Anche se le informazioni di pubblico dominio e i media sono abituati a dare maggior risalto ai danni materiali, perché più facili da comprendere e quantificare, consulenti e operatori specializzati che analizzano il danno nella sua completezza (danno ai beni + perdita di ricavi) possono testimoniare che, proporzionalmente, è il danno indiretto quello responsabile dei maggiori effetti negativi.

Per questo, nella previsione delle coperture assicurative da attivare, previa un’analisi corretta delle perdite economiche “indirette” subite dopo gli ultimi eventi meteorologici, i temi che approfondiamo di seguito possono aiutare l’imprenditore a fare una scelta più consapevole e lungimirante.

Se dimensionata correttamente,
l’assicurazione è un investimento a tutela dell’impresa

IL PREZZO DELL’ASSICURAZIONE
Chi non conosce l’assicurazione Danni indiretti, a primo impatto può obiettare sul fatto che “costa molto”, ma valutando meglio gli aspetti su cui fare leva per calibrare il premio, potrebbe decisamente ricredersi.

Esistono 3 variabili che consentono di modulare, a proprio vantaggio, il costo assicurativo:

1.

Giorni di franchigia a carico dell’assicurato
Quanti giorni di perdita posso sopportare con i mezzi organizzativi e/o finanziari a mia disposizione?
Se chiedo che l’assicuratore mi indennizzi la perdita dopo 3 giorni di fermo, di certo pretenderà un premio più alto, se invece posso efficacemente resistere per 15 giorni, il costo sarà decisamente inferiore

2.

Durata del “Fermo attività” da assicurare
Valutabile in 6 mesi, 12 mesi o 18 mesi, anche in funzione di un “piano” di intervento post-sinistro la cui esistenza, in termini di esposizione, avrà un impatto riduttivo sul premio.

3.

Massimo risarcimento
Si può introdurre nella polizza un limite massimo di risarcimento, così da modulare la spesa assicurativa, sempre tenendo conto di quanti costi l’azienda potrà sostenere con i propri mezzi.

L’INTERDIPENDENZA

Bisogna valutare attentamente se esiste una “interdipendenza” nella produzione tra stabilimenti: si possono assicurare anche le perdite che, di riflesso, si verificano su una sede non colpita direttamente dal sinistro ma che è costretta ugualmente a fermasi nella produzione.

 

IL FERMO FORNITORI E TERZISTI

Se un mio primario fornitore-terzista, ovunque sia ubicato, fosse costretto a sospendere l’attività a seguito di un incendio o un’alluvione oppure un terremoto, la mia azienda potrebbe subire di conseguenza un fermo produttivo.

Anche questo rischio è assicurabile, quantificando preventivamente il reale impatto che potrei subire e, alla stessa stregua del mio fornitore, ottenere una copertura assicurativa, in termini geografici da pattuire, anche quando si tratti di interruzione energetica, ad esempio per centrali o sottostazioni o altri impianti per la produzione e distribuzione di elettricità, acqua o gas, se situati nel raggio di 5 km o più.

 

I MAGGIORI COSTI

Si può limitare l’assicurazione, o estenderla, ai maggiori costi sostenibili per proseguire l’attività produttiva nei 90 o più giorni successivi all’evento dannoso: per riparare i beni danneggiati, per l’uso temporaneo di macchinari di terzi, per il lavoro straordinario, per le lavorazioni terzializzate, per l’affitto di locali disponibili, per l’acquisto a maggior costo di forniture non più disponibili a causa di eventi eccezionali.

IN CONCLUSIONE

Nella fase di prevenzione e valutazione dei rischi, oltre che del loro reale impatto economico - punti di partenza di una buona gestione dell’impresa - vanno considerate tutte le perdite potenziali, anche quelle conseguenti il verificarsi di un evento dannoso a carico di ogni singolo stabilimento produttivo.

Nel calcolo delle perdite potenziali va tenuto conto anche del fattore “tempo di ripartenza”, che sarà strettamente legato, ad esempio, alla capacità organizzativa, ai tempi di fornitura, al contesto internazionale, alla disponibilità di terzisti e a molti altri fattori, qui sommariamente citati.

L’assicurazione Danni indiretti diventa un utile strumento aggiuntivo al Risk Management aziendale, accessibile a molte più imprese, anche di piccole dimensioni, se opportunamente tarata alle reali esigenze, alla struttura organizzativa/finanziaria dell’azienda e al contesto generale socio-politico che, come tutti possiamo constatare, oggi è senz’altro peggiorato.

Inoltre, diventa fondamentale identificare e presidiare i rischi concatenati tra loro, in primis il Rischio idrogeologico e le relative conseguenze sulla propria filiera di fornitura, con maggior attenzione se questa si trova nello stesso territorio della società cliente.

Le fasi di Analisi, Prevenzione e Protezione di questi rischi possono aumentare le tutele aziendali e ridurre fortemente i danni derivanti da un evento catastrofale, ma non si può più prescindere da un corretto Trasferimento di questi rischi, valutato con perizia e con il dimensionamento di adeguate coperture assicurative.

Articolo pubblicato il
27 Novembre 2023

Nicola Coeli

Direzione tecnica

Area Broker & QZ S.p.A.

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